6. Maison Albert Bichot
Una storia di famiglia
Il sabato mattina nel mercato di Beaune è spesso tutto un vociare di «Salut Meme», «Bonjour Dede» o «Ça va Gaston?». La gente si conosce, si domanda come va, come sta la famiglia, come procedono gli affari. Tra le bancarelle colorate del mercato e i banchetti di contadini, macellai o fornai si aggira un uomo che prima di acquistare chiede consigli qua e là... si tratta di Albéric Bichot. Dal 1990, il 51enne Albéric Bichot è il presidente di sesta generazione dell’azienda a conduzione familiare fondata a Beaune nel 1831. Vive con la moglie e i tre figli poco distante dalla città, a Pommard, nel Domaine du Pavillon. «Quando non sono in viaggio, non mi lascio scappare l’occasione di visitare il mercato del sabato: è divertente, si incontrano gli amici, si fanno quattro chiacchiere e, naturalmente, bere un bicchierino come aperitivo è d'obbligo», racconta il simpatico borgognone.
Durante la nostra chiacchierata, volge dapprima per un attimo lo sguardo al passato e sottolinea come arrivare fino a qui sia stato tutt’altro che scontato. «La mia famiglia ha perso tutte le viti tre volte: tra il 1875 e il 1890 per la piaga della fillossera della vite e poi durante la prima e la seconda guerra mondiale.» Albéric racconta però come i Bichot si siano sempre tirati su le maniche ripiantando e coltivando nuovamente i vitigni. Un tempo si trattava di sei-dieci ettari in totale; oggi la proprietà della famiglia è di 104 ettari, di cui fanno parte vitigni in sei poderi, nelle zone viticole di Echezeaux, Richebourg, Chambertin, Corton, Pommard e Vosne-Romanée, per citarne solo alcune. In tutto si tratta di 103 lotti diversi. Bichot spiega come fino al 1920/1930 circa i vini della Borgogna fossero inviati in tutto il mondo per lo più in botti e solo dal 1950/1960 si imbottiglino direttamente nei poderi. Secondo lui, se già decenni fa gli abitanti della Borgogna si fossero considerati semplici viticoltori, oggi esisterebbe una categoria professionale, fiera ed ecologicamente consapevole.
Per giungere all’attuale produzione media annuale di circa due milioni di bottiglie, è necessario acquistare ulteriori uve. A caratterizzare il Domaine Bichot è tuttavia la qualità e sulle etichette è chiaramente visibile l’origine dell’uva. Il braccio destro di Albéric Bichot è Alain Serveau, enologo e direttore tecnico responsabile dell’intera produzione, dal vitigno alla bottiglia. «Siamo una coppia professionale affiatata da oltre 20 anni e abbiamo contatti quasi quotidiani. Alain conosce ogni vitigno, ogni zona viticola ed è sempre in giro. Soprattutto nell’acquisto dell’uva, un confronto continuo e specialmente una notevole fiducia sono fondamentali», sottolinea il titolare. Serveau assicura anche che venga mantenuta una sana concorrenza tra gli enologi dei singoli poderi, che a loro volta conoscono al meglio i propri territori e ognuno di loro desidera essere il migliore di tutti. È un modo per mantenere alta la qualità, dai semplici vini Village fino ai Grand Cru delle zone vitivinicole più pregiate. Il rapporto tra vini rossi e bianchi è 50/50 in percentuale e circa due terzi sono destinati all’esportazione.
Albéric svela infine anche il suo «rifugio», un luogo in cui di tanto in tanto trova ristoro e riordina le idee: «Mi rintano volentieri nella mia cabotte, una semplice casupola tra i vigneti a Clos de Mouche, presso Beaune. Mi fanno compagnia una baguette, un bicchiere di vino e il tramonto; poche cose al mondo sono più affascinanti», assicura entusiasta.